lunedì 3 dicembre 2012

SF SOCIOLOGICA: IN PREPARAZIONE IL N. 12 DI IF

E' in preparazione il n. 12 di IF dedicato alla "SF Sociologica". La rivista ha 128 pagine, costa solo € 8 ed è acquistabile presso l'editore Solfanelli o in abbonamento postale.
L'Editoriale di questo numero
LA SF SOCIOLOGICA E LE PAURE SOCIALI DEL FANTASTICO
C’era una volta la SF sociologica. Attorno agli anni Sessanta, prima della svolta politica del ’68 e della conseguente “pausa di riflessione”, alcuni scrittori presero a misurarsi con temi più immediatamente vicini alla società del tempo. Segno di disagio o di una rinnovata coscienza civile, ma anche di un’improvvisa stanchezza per la narrativa tradizionale, con i suoi razzi, i viaggi interplanetari, le invasioni aliene e le colonizzazioni galattiche. Finito il tempo della guerra fredda, che aveva contrassegnato gli anni ’50 con la paura dell’invasione comunista, metaforizzata nelle Starship Troopers (1959) di Heinlein e nei baccelli dei Body Snatchers (1954) di Jack Finney, la SF torna ad occuparsi del futuro imminente.

La definiscono SF sociologica per sfumare la sua componente scientifica e mettere in risalto la sua vocazione critica nei confronti di una società postbellica che sta cambiando rapidamente, affrettandosi verso un futuro che non sembra poi così lontano. A differenza dei romanzi distopici di Wells, Orwell e Huxley, la SF sociologica è più leggera, pervasa di una trasparente ironia. Critica il presente con occhio divertito, mettendo in guardia contro la diversità possibile senza eccessivo pessimismo. La sua componente ottimistica, tipica del modello americano, non le impedisce di trattare con mano ferrea problemi sociali di grande rilevanza, certe volte anticipandone il verificarsi: si veda il caso di Pohl e Kornbluth (The Space Merchants, 1952) e dell’invadenza della pubblicità. Ma il timore sociale più avvertito in quel periodo di crescita economica, di benessere generalizzato e di fiducia nel progresso, che Bauman ha definito “i gloriosi trenta”, è la sovrappopolazione. L’incubo di un mondo minacciato dalla più terribile delle profezie malthusiane, provocato dall’allungamento della vita media e dai progressi della medicina. Perché la sovrappopolazione non è solo affollamento, riduzione degli spazi, coabitazione, ma soprattutto condivisione delle sempre più ridotte riserve alimentari. Harry Harrison, pseudonimo di Henry Maxwell Dempsey (1925- 2012), ci ha offerto con Largo! Largo! (Make Room! Make Room!, 1966) l’inquietante affresco di un futuro ammalato di sovrappopolazione, dove si può uccidere per un secchio d’acqua potabile e l’energia elettrica si ricava dalla dinamo di una vecchia bicicletta. Più simile a un quartiere degradato di Bangkok che a una metropoli super-tecnologizzata del futuro, la sua New York del 1999 è un luogo orribile che dimostra l’inutilità dell’esistenza quando è priva dello spazio vitale.

Oggi che altri orrori, ben più cruenti, hanno preso il posto della minaccia della sovrappopolazione, la SF sociologica degli anni Sessanta ha perduto un po’ del suo carattere provocatorio, ma non di interesse per chi guarda a un futuro denso di incognite. La componente sociologica, semmai, è divenuta una costante di buona parte della narrativa fantastica, ormai lontana da un contenuto puramente d’evasione e dal piacere dell’avventura fine a se stesso. Nella sua parabola la fantascienza, come ogni altro prodotto culturale, torna sempre all’uomo.

In questo numero di IF presentiamo una serie di saggi di grande rilievo: Riccardo Gramantieri su Skinner, Roberta Amato su Doris Lessing, Giuseppe Panella su Pohl e Kornbluth, Stefano Manferlotti su Wells e Saramago, Guido Bulla su Connolly e Orwell, Bruna Mancini su Ballard, Giuseppe Lippi su Buzzati, Annamaria Fassio su Tevis e Gian Filippo Pizzo su Asimov. A seguire la seconda parte del lungo saggio di Arielle Saiber sulla fantascienza italiana e la rassegna di Claudio Asciuti sul cinema giapponese, oltre a una vasta serie di recensioni nella sezione “Visti& Letti”, che è stata ampliata per dare più spazio alla critica. (C.B.)